537 oggetti, di ogni tipo, selezionati tra i milioni presenti all’interno di due tra i più prestigiosi musei del mondo (il Kunsthistorisches e il Naturhistorisches di Vienna) da un regista visionario e la sua compagna illustratrice, designer e scrittrice libanese: questa è “Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori”, la mostra evento della Fondazione Prada che dà un nuovo significato all’idea di catalogazione.

Particolare dell’allestimento / Foto courtesy Fondazione Prada

Particolare dell’allestimento / Foto courtesy Fondazione Prada

Veduta della mostra “Spitzmaus Mummy in a Coffin and other Treasures” Kunsthistorisches Museum, Vienna

Veduta della mostra “Spitzmaus Mummy in a Coffin and other Treasures” Kunsthistorisches Museum, Vienna

Wes Anderson and Juman Malouf 1 Ph_© Rafaela Proell

Wes Anderson and Juman_Malouf 2 Ph_Christian Mendez
Come recita il comunicato della Fondazione, infatti, Wes Anderson e Juman Malouf hanno creato una “riflessione sulle motivazioni che guidano l’atto di collezionare e sulle modalità con le quali una raccolta è custodita, presentata e vissuta. Guardando al passato e ispirandosi al modello della Wunderkammer, la mostra sfida i canoni tradizionali che definiscono le istituzioni museali, proponendo nuove relazioni tra queste e le loro collezioni, tra le figure professionali e il pubblico dei musei”.
In un allestimento molto suggestivo, gli oggetti selezionati dalla coppia sono raggruppati secondo criteri non cronologici (quelli di colore verde, i ritratti di bambini, i reperti scientifici, ecc…) in un viaggio ideale in cui gli oggetti stessi, entrando in relazione con gli altri attraverso l’occhio dei due curatori, assumono significati diversi e spingono a riflettere sui musei, la loro attività di catalogazione dell’esistente, la cultura in generale.
Il sarcofago di Spitzmaus del titolo è una scatola di legno egizia del IV secolo a.C. che contiene la mummia di un toporagno, ma con esso si trovano oggetti che spaziano dal bracciale di perle in faience egizia del 3.000 a.C. (l’oggetto più antico), a 3 uova di emù del 2018 (i più recenti). Il viaggio è accompagnato da una piccola brochure di carta che funge da guida in questo mondo immaginifico, ma navigare a vista è forse la suggestione migliore che una mostra del genere può lasciare al visitatore.
Valentina Monti
Photo courtesy Fondazione Prada + Mark David Alunni / itm.srl